Swing Journal – Japan
17 novembre 2007 / Nessun commentoGOLD DISC AWARD DEL MESE
IL DEBUTTO NEL NOSTRO PAESE DEL GENIALE PIANISTA NATO A ROMA! Per quanto concerne l’Italia, ci è pervenuto il cd de “Le storie d’amore”, l’opera di debutto sul mercato giapponese del pianista italiano Andrea Pagani. E’ un cd che si propone come raccolta di famosi brani musicali, eseguiti dal suo trio, in onore all’Italia. Il tema principale del celebre film diretto da Fellini, “ La Dolce Vita ”, che fa da apertura al cd, così come il quarto pezzo che è la colonna sonora del film il “Padrino”, composta da Nino Rota, vengono eseguiti con un tempo accelerato. L’undicesimo pezzo, tratto dal film “Summertime in Venice” rende le belle e romantiche atmosfere con un “basso continuo”. E’ poi la volta dell’inno nazionale italiano. Fino al sesto pezzo il cd possiede una poderosa capacità di rielaborare tutto in chiave jazz. Le interpretazioni al piano di Andrea Pagani, sono caratterizzate da un approccio chiaramente romantico, probabilmente dovuto al fatto che è nato e cresciuto a Roma. Nonostante sia italiano, non eccede troppo nel far “chiacchierare” gli strumenti che suona, e questo è il suo pregio principale. La semplicità viene sempre apprezzata. Per quanto riguarda la selezione musicale, questi brani gli riportano alla mente le sue storie d’amore, e fanno si che le sue dita si muovano come danzando sulla tastiera. Inoltre, per lui, il fatto che le colonne sonore debbano essere di origine italiana non costituisce una condizione necessaria, e quindi, anche film come il “Padrino”, che sono prodotti puramente Holliwoodiani, immagino siano stati selezionati per il fatto di aver portato sulla scena, con effetto sinergico, la Sicilia e la bellezza delle sue melodie. Il settimo pezzo, che è una composizione originale, è di una bellezza commovente. A questo proposito, non può essere considerato irrilevante il fatto che egli abbia dichiarato di comporre musica ispirato da alcune delusioni d’amore. Anche il dodicesimo pezzo è decisamente amabile. Oltre che romantico. La melodia di questo pezzo, che è un assolo di pianoforte, evoca l’idea di occhi verdi che si velano di lacrime. Bene, a questo punto vorrei accennare qualcosa a proposito di Andrea Pagani. Andrea Pagani nasce a Roma nel 1970. A 15 anni si appassiona alla tastiera e a 18 subisce il fascino del pianoforte. Oltre alla musica classica, comincia a studiare jazz al conservatorio di Campobasso e comincia a frequentare anche i seminari di Enrico Pieranunzi. Nei primi anni novanta è attivo con una band di R&B. E’ conosciuto anche come sassofonista. Dal 1995 al 1997 prende parte al gruppo “U.S.L” che propone Acid Jazz. Dal 1997 al 1999 è attivo invece con la band funky “K-six”. Si occupa anche di musica per il settore cinematografico, e dopo aver partecipato a numerosi festival di musica jazz, nel 2001 forma un trio. Per quanto riguarda invece il repertorio proposto, esso è talmente vasto che può sorgere il dubbio se il genere Latin possa accordarsi col Soul e lo Standard Jazz. Nel 2005 pubblica, sul mercato europeo, il primo album da solista, intitolato “For the sea”. Quest’anno poi, pare sia stata annunciata una raccolta di brani, comunque sia di musica di diversi generi, che rivela tutte le influenze del suo stile. Per questo motivo, poichè non è possibile avere un quadro completo della sua produzione musicale basandosi unicamente su questa prima opera di debutto, essendoci sembrato un artista dalla personalità interessante, non sarebbe poi tanto azzardato se lo definissimo un “romantico”. Inoltre, poiché il trio è composto interamente da persone nate e cresciute a Roma, vorrei sottolineare in particolar modo il grande contributo apportato dal talento di Massimo Moriconi, classe 1954, conosciuto anche come bassista della famosissima cantante Mina, e dal suo animo poetico, che è stato riversato a piene mani in tutta l’opera. In ultimo, anche se è solo una facezia, mi hanno molto colpito i baffetti di Andrea. Quei sottili baffetti che sembrano quasi quelli di “Zorro”, e che di certo saranno un suo tratto distintivo, chissà perchè, mi hanno proprio affascinato. (Nakagawa You) Cd consigliato dallo Swing Journal (Gold Disk) Andrea Pagani, è nato a Roma il 2 Febbraio del 1970, ed è un geniale pianista che si sta facendo carico della responsabilità di rappresentare il mondo del jazz italiano della prossima generazione. Inizia a studiare pianoforte all’età di 12 anni, e a 18 decide di diventare un pianista di professione, cominciando a studiare musica classica e jazz con il maestro Aldo Iosue. In seguito sceglie la strada del piano jazz, e comincia a frequentare i corsi di Enrico Pieranunzi e Barry Harris, diplomandosi al conservatorio di Campobasso. Nei primi 90, inizia un’attività di tipo professionista. Oltre al jazz mainstream, suona rhythm&blues, acid jazz, funk, colonne sonore cinematografiche, ed è attivo anche nel mondo del teatro. Nel 2001 forma un trio, attualmente ancora attivo, che ha come repertorio musica standard, soul, funky, e latinoamericana. Nel 2005 pubblica la sua prima opera dal titolo “For the sea”. Nel 2007, la sua opera di debutto sul mercato giapponese, “Le storie d’amore”, ha ottenuto il riconoscimento dalla nostra rivista (Gold Disk). TEMPERAMENTO SWING E MELODIOSE INTERPRETAZIONI SONO IL SUO FORTE. Di recente, vi abbiamo presentato il pianoforte del talentuoso Andrea Pagani, direttamente dalla scena del jazz italiano, che ha catalizzato l’attenzione degli appassionati giapponesi della musica jazz. Quest’album, “Le storie d’amore”, è l’opera di debutto sul mercato nipponico di Andrea Pagani, prodotto dalla casa discografica “Afterbeat”. Poiché è un album rivolto ad un pubblico di ascoltatori giapponesi, sono state inserite, come tema centrale del cd, musiche popolari sia in patria che nel nostro Paese, che hanno contribuito a rendere gloria all’Italia. Ad esempio, solo per citarne alcune tra le colonne sonore, la traccia numero uno, che è tratta da un film di Fellini, e la quattro, che è un famoso brano tratto da un film di mafia, sono ormai considerati pezzi transgenerazionali, e per quanto riguarda la nona e la decima traccia invece, saranno molti quelli che ricorderanno di averle già sentite, pur non avendo mai visto i film. Una selezione musicale quindi, capace di attirare i gusti di un vasto pubblico, che va dall’ascoltatore più esperto a quello occasionale. In ogni caso, una serie di pezzi tutti melodicamente bellissimi, caratterizzati da un’intensità d’esecuzione che risulterà ampiamente gradita anche a coloro i quali non conoscono la provenienza dei brani. Lo stile al pianoforte di Pagani è melodioso e scaturisce dal suo animo poetico. L’Italia è il Paese dell’Opera e della Canzone, e probabilmente questo retaggio culturale avrà penetrato per osmosi tutto il suo essere, perchè sono tanti i musicisti jazz che fanno pensare che la musica per loro venga prima di qualsiasi altra cosa. Se lo avviciniamo alla tradizione del jazz americano, allora sì che scoviamo grandi differenze, e musiche poco orecchiabili potrebbero non risultare molto gradite. Se si ragiona in questi termini, allora Pagani non potrà che essere definito un pianista jazz decisamente “italiano”. Inoltre l’interpretazione jazz contenuta in quest’album di Pagani è facilmente apprezzabile e di facile comprensione, e susciterà un certo interesse negli ascoltatori dai gusti musicali più variegati. Sono stati effettuati vari arrangiamenti a seconda dei brani musicali, e i temi sono stati eseguiti per rendere omaggio alle melodie originali con una libertà d’esecuzione swing volta ad allietare l’ascoltatore. Questa facilità di comprensione rievoca alla mente i “ Three Sounds” di Gene Harris, ma Pagani, che appartiene ad una generazione e ad un Paese differente, e ha pure un temperamento molto diverso da Harris, si produce in esibizioni che riflettono la sua sensibilità estetica e la sua visione della musica. Per quanto riguarda la formazione del gruppo, Pagani è all’attivo con il suo inseparabile trio composto da Massimo Moriconi al basso, e Alfredo Romeo alla batteria. Le persone che si sono interessate a quest’album, vorranno sicuramente visitare il sito internet di Pagani: ( www.andreapagani.it ). Là si possono ascoltare il suddetto trio, il latin trio diretto da Pagani (basso e batteria esclusi) e tutti i brani musicali degli album a cui ha partecipato (è necessario avere il Quicktime). Solo ascoltandoli si riesce a comprendere la multisfaccettata e sorprendente padronanza musicale di Pagani. La bravura nelle interpretazioni del genere latin probabilmente è da ascrivere al fatto che loro siano italiani, ma riescono comunque bene anche nell’acid jazz. Comunque sia, sicuramente chi ascolterà questo album avrà modo di assistere ad un piano-jazz di scuola ortodossa, che è il fulcro dell’attività musicale di Pagani, ma le interpretazioni melodiose e il temperamento swing rimangono comunque le caratteristiche fondamentali di Pagani. Anche se l’abbiamo lapidariamente definito come “italian jazz” – ma l’italianità poi da cosa sarà mai rappresentata? – questa definizione non è un qualcosa di poi così facile comprensione. Pagani e questo suo album intitolato “Le storie d’amore”, ci sembra possano rappresentare i punti di partenza per aiutarci a rispondere a questo interrogativo. L’ Italian jazz piacerà agli ascoltatori giapponesi oltre ogni loro immaginazione. (Takai Nobumasa)